Un parco per Tina Costa

Oggi è ufficialmente partita la campagna di raccolta firme per chiedere al Comune di Roma l’intitolazione del Parco di Via Celio Caldo (Torre Angela) a Tina Costa. 
La campagna è partita grazie all’iniziativa della sezione locale dell’ANPI ‘A. Nascimben’. 
È stato molto bello incontrare i parenti e i nipoti di Tina, estremamente soddisfatti dell’iniziativa della sezione della sua ANPI. Ogni volta che «la sezione di Tor bella monaca» chiamava, Tina rispondeva affermativamente. E non c’era volta in cui non raccontasse di nuovo del suo impegno per l’allora ottava circoscrizione con la giunta Petroselli.
Che dovesse quasi attraversare Roma per venire a Finocchio, Torre Maura o Torre Angela a lei poco interessava. L’importante è che ci fossero i compagni e le compagne e che si stesse organizzando un’iniziativa contro il fascismo, per la democrazia, per sensibilizzare giovani e meno giovani sui temi per cui lei aveva letteralmente impegnato la sua vita.
Abbiamo stretto mani, incontrato persone, ricevuto il sostegno di tanti: era davvero trascorso molto tempo dall’ultima volta in cui ho raccolto così tante firme in un così breve lasso di tempo (Giove pluvio non è stato clemente): correva l’anno 2011 e i banchetti erano quelli per il referendum sull’acqua.
In tanti ci hanno detto che stavamo facendo una cosa positiva. In barba a chi dice che ‘la sinistra ha abbandonato le periferie’: lo ha fatto il Partito Democratico, lo hanno fatto i politicanti che volevano essere rieletti ad ogni costo, tenendo in pugno solo le proverbiali mosche, lo hanno fatto le organizzazioni-stampella del centrosinistra e i comitati elettorali permanenti, mascherati da associazioni, ‘reti’ e quant’altro.
I compagni e le compagne hanno cercato di tenere botta in una situazione complicatissima, in cui il terreno da sotto i piedi franava, così come le organizzazioni a livello nazionale, e ci si sentiva sempre più soli nella propria attività. Un ripiegamento dal Tagliamento al Piave mentre l’esercito è sbandato.  Ma questa è un’altra storia.
Ultimamente e del tutto casualmente sono stato ritratto in due foto con Roberto Catracchia e, sempre in questi giorni, ho realizzato che sono passati circa 8 anni da quando abbiamo iniziato a militare insieme. 
È proprio vera la frase di quel tale che ha detto chi ha compagni non sarà mai solo

Perenne campagna elettorale e personalismo di pochi: i danni sono per tutti

Fonte foto: Il Fatto Quotidiano
Succedono cose davvero curiose a coloro i quali intendono accaparrarsi, hic et nunc/qui e subito, consenso da spendere subito sul mercato delle elezioni. In periferia viene molto bene a causa di problemi conosciuti da tutti e che rendono quelle zone, per l’appunto, periferiche
C’è chi direbbe che basti semplicemente raccontare quanto (pochino, a dire la verità) ci sia di positivo e di bello – pur stanti così le cose – per far sì che la situazione appaia del tutto mutata agli occhi esterni e di chi vive quella quotidianità. Ovviamente questo non basta, ma tant’è. 

Succedono cose curiose, dicevo. 

Recentemente a Torre Angela, imponente quartiere periferico sulla Casilina extra-Gra, cuscinetto fra Tor Bella Monaca e Giardinetti, un gruppo di residenti coadiuvato da esponenti politici locali (i quali prima di essere tali sono ovviamente abitanti del luogo) si è mosso per dar vita ad un comitato di quartiere. Niente di nuovo, se non che questo Cdq, sostanzialmente, ha condotto una battaglia senza quartiere per il ripristino dei cassonetti su strada e la cessazione della raccolta rifiuti porta a porta. Iniziano le polemiche tra le varie zone di Torre Angela e altri comitati, come il Cdq Arcacci. 
A tal proposito mi sembra molto interessante il commento della principale voce del Cdq Arcacci, Luigi Casella il quale ha affidato a Facebook un piccolo/lungo scritto. Qui sotto è riportato nella sua interezza data la stima (umana, politica ed intellettuale) che ho per lui, evitando di fare gli orrendi taglia e cuci che non avrebbero fatto capire un cappero di quello che dice: 

«Qualcosa sui rifiuti a Torre Angela. Come previsto, il ritorno dei cassonetti stradali, richiesto con una raccolta firme, molto parziale e sostenuto dai comitati di quartiere, tranne quello di Arcacci, non ha migliorato, anzi, il problema raccolta rifiuti. Prima, metà quartiere era servito malissimo e l’atra metà in modo buono. Da via Calimera a via dei coribanti, il porta a porta funzionava, dalla parrocchia a via casilina uno schifo immondo! Ora, da via Calimera a via Squinzano, funziona in modo molto buono, differenziato, tranne i disagi dovuti alle festività. Tutta la restante parte del quartiere uno schifo tremendo e tutto indifferenziato.
 Tanto che anche i sostenitori del ritorno dei cassonetti stradali cominciamo a pensare ad una manifestazione di protesta, era ora.
Risultato: prima il 45/50% del quartiere, aveva una raccolta differenziata, oggi, il 70/ 75% ha una raccolta indifferenziata e peggiore di prima. 
Altro che chiusura di Rocca Cencia, uno stimolo per chi vuole solo ed unicamente incenerire.
 Ama non funziona, questo lo sapevamo e per questo già da 7/8 mesi chiedevamo una manifestazione pubblica, forte, di tutto il quartiere, insieme al municipio, per sollecitare un vigoroso intervento, verso le istituzioni competenti.
 Qualcuno, ha bocciato questa possibilià, ritenendola, in assemblea pubblica, pericolosa.
 Ora tornano sui loro passi, vogliono organizzare una manifestazione!!!
 Bene così!
 Un consiglio, non fatevi strumentalizzare da nessuna, dico nessuna forza partitica, non è buono!!!».

La situazione, dunque, era critica prima ed è critica adesso
Una somma zeri riguardo cui qualche abitante ha iniziato a far notare ai rappresentanti del Cdq in via informale o, come spesso negativamente accade, via social network (negativamente, a parere di chi scrive, ça va sans dire). 
I rappresentanti politici eletti in municipio, che fanno anche parte del Cdq, in questo specifico caso, sono appartenenti alla destra e al partito dei Fratelli: durante la pausa natalizia spunta la foto bomber degli eletti di quest’organizzazione di fronte ai cumuli d’immondizia: «la situazione è insostenibile: assessore e presidente del municipio diano spiegazioni o scendiamo in piazza», tuonavano alla stampa.

Sommessamente, sempre per vie informali, abitanti e non facevano notare come alcuni di quegli eletti erano parte attiva di quel Cdq che si era alacremente battuto per il ritorno ai cassonetti in astio alla porta a porta che non funzionava minimamente in quella porzione, pur grande, del quartiere. 
La vicenda mi ha ricordato tantissimo di quando, anni fa, Marco Scipioni consule, il Partito democratico avallò la chiusura della Roma-Giardinetti all’indomani dell’apertura della Linea C salvo poi iniziare una battaglia politica chiedendo la reintroduzione sia del cosiddetto trenino che del 105
Il risultato è stato quello di aver lasciato interi quartieri scoperti (da Centocelle a Giardinetti), gli abitanti dei quali ora hanno un’unica alternativa per arrivare nelle zone centrali: la stessa Metro C. Peccato che la frequenza della metro in questione sia da treno regionale: 1 ogni 12 minuti, tralasciando imprevisti che, a Roma, non sono tali ma potenziali avvenimenti quotidiani in cui il disagio regna sovrano. 
La storia racconta/O muthos deloi che quando la politica incrocia la strada della campagna elettorale permanente, dunque con il personalismo di pochi, il risultato non può che essere negativo per tutti.


Con buona pace di chi storcerà la bocca leggendo queste righe.