La sede di “Qalauma” è nella città di Viacha. O meglio: nella comunità “Surusaya Suripanta”, facente parte del comune di Viacha. Una sorta di frazione nel bel mezzo dell’altipiano a oltre 4.000 metri d’altezza. Per arrivarci ci si può affidare al minibus (un trasporto privato che funge da servizio pubblico del dipartimento di La Paz trasportando le persone in van da 8-10 posti) o al trasporto privato. Tertium non datur. Una volta abbandonata El Alto, c’è una sola strada che funge da collegamento con Viacha: quella che è chiamata “autostrada” in realtà è poco più che un rettilineo perpetuo asfaltato – più simile alle strade statali italiane che ad una autostrada vera e propria – che taglia metaforicamente l’altipiano e porta a Viacha, la città dei mattoni. L’unica fonte economica e di sostegno di Viacha è quella che viene dalla costruzione, produzione e distribuzione di materiale edile che serve a sé e all’immenso sviluppo disorganizzato di El Alto.
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Cosa sta succedendo in Israele – La Rinascita delle Torri
La situazione alla Knesset è degenerata nel giro di poco tempo: Cassif e altri parlamentari dell’opposizione hanno gridato al fascismo e ai diritti democratici violati, promettendo una lotta incessante fino a che “non si fosse abbattuta la dittatura di estrema destra che attualmente governa Israele”, come riporta il sito del Maki (Partito comunista israeliano).
Cos’è successo nei giorni scorsi?
Secondo il quotidiano inglese ‘Guardian’:
«Il nuovo governo di destra di Israele ha iniziato a introdurre una vasta legislazione volta a rivedere il sistema giudiziario, provocando le più grandi manifestazioni pubbliche contro le misure proposte fino ad oggi. In un’accesa riunione in cui diversi politici dell’opposizione hanno dovuto essere allontanati con la forza, la commissione per la Costituzione, la legge e la giustizia della Knesset ha votato lunedì due proposte di legge: una darà ai politici un maggiore controllo sulla nomina dei giudici della Corte suprema, mentre l‘altra consentirà a una maggioranza semplice della Knesset di annullare quasi tutte le sentenze della Corte suprema. Le proposte passeranno ora alla Knesset per la prima di tre letture, anche se non è chiaro quando saranno votate».
Nella giornata di lunedì [12 febbraio] è stata fissata la prima delle tre letture riguardo la contestata riforma della giustizia (e non solo) che fonti vicine al gruppo parlamentare Hadash-Ta’al definisce “controversa”.
Oltre all’opposizione alla Knesset e alle organizzazioni arabe della politica israeliana, hanno dichiarato l’appoggio alle dimostrazioni anche il “Movimento per un governo di qualità in Israele”, l’associazione “Aguda – uguaglianza Lgbtq”.
La riforma del sistema giudiziario proposta dal Likud e dalla destra è stata bollata come un «piano per indebolire il sistema giudiziario [israeliano]».
Domenica sera [12 febbraio] migliaia di donne hanno manifestato nel centro di Tel Aviv contro il governo. Tra i manifestanti c’erano il deputato Merav Michaeli, presidente del partito laburista, l’ex parlamentare Hadash e attivista leader comunista Tamar Gozansky, nonché Lihi Lapid, autrice e moglie del leader dell’opposizione ed ex primo ministro Yair Lapid. Nella manifestazione, organizzata dalle organizzazioni per i diritti delle donne e dei diritti umani, i manifestanti si sono espressi contro la revisione giudiziaria pianificata dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della giustizia Yariv Levin, portando cartelli con la scritta: “Sveglia“. Numerosi i cartelli neri con scritta bianca “Palestinian lives matters“.
Minoranza araba: «saremo i più danneggiati»
Secondo il ‘Guardian’ sono scese in piazza [il 13 febbraio] decine di migliaia di persone, manifestando davanti alla Knesset: presenti lavoratori di molteplici settori, tra cui medici e operatori sanitari, hanno incrociato le braccia ponendosi in sciopero. Il quotidiano britannico ‘Guardian’ ha anche raccolto la voce dei presenti, in particolare di uno studente (Ron Sheiman, di 26 anni):
«Sono qui per proteggere la democrazia israeliana. Se la Corte suprema non è indipendente, non ci sarà alcun bilanciamento del Parlamento, che potrà approvare tutto ciò che vuole senza limiti. Non so se la dimostrazione fermerà la riforma, ma dobbiamo mantenere la democrazia nell’agenda pubblica».
Nella piazza si è levata anche – e massicciamente – la protesta del gruppo parlamentare Hadash e della sinistra israeliana, nonché delle organizzazioni di minoranza araba che fanno parte del gruppo. Nel corso del corteo, si è tenuto uno speak corner pubblico della frazione “Lista comune”, parte del gruppo parlamentare di Hadash, tenuta dal parlamentare Ayman Odeh:
«Gli arabi residenti in Israele sono il gruppo che potrebbe essere più gravemente colpito dai risultati del colpo di stato [la riforma e successive modifiche all’ordinamento costituzionale vengono così chiamate dall’opposizione]. Pertanto, dimostreremo e parteciperemo alla protesta solo unendo i nostri principi – a favore dello stato di diritto e della democrazia ma anche contro l’occupazione. Questo perché l’occupazione alimenta il fascismo all’interno di Israele. Ben Gabir e Smotritz sono arrivati dagli insediamenti dell’occupazione. Ciò dimostra che l’occupazione e i crimini commessi sono il pericolo maggiore per la democrazia».
«Complimenti ai tanti che sono venuti a manifestare. Le rivolte civili contro la dittatura emergente dovrebbero continuare. Sto solo ricordando a tutti che se questa resistenza alla dittatura è solo all’inizio, comprendete la resistenza palestinese alla dittatura dell’occupazione per decenni»
חזרתי עכשיו מההפגנה נגד ההפיכה המשטרית הדיקטטורית. כל הכבוד לרבבות שבאו להפגין. צריך להמשיך – מרי אזרחי נגד הדיקטטורה המתהווה. אני רק מזכיר לכולם, שאם זו ההתנגדות לדיקטטורה שרק מתחילה, תבינו את ההתנגדות הפלסטינית לדיקטטורה של הכיבוש מזה עשרות שנים. pic.twitter.com/ta5TQLKuSa
— Ofer Cassif עופר כסיף عوفر كسيف (@ofercass) February 13, 2023
Benzina sul fuoco
Ad aggravare la situazione, nella giornata di domenica [12 febbraio 2023] un ragazzino palestinese di 14 anni è stato ucciso durante scontri con l’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, come riporta l’Ansa, identificando il minore in Qusai Radwan Waked, morto in ospedale “per le gravi ferite riportate all’addome dai proiettili dell’occupazione israeliana”.
https://www.larinascitadelletorri.it/2023/02/15/cosa-sta-succedendo-in-israele/
Cesare Battisti, il formidabile 'casus belli'
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| Fonte foto: ©Il fatto quotidiano |
La questione vera: mettere al bando il socialismo, il comunismo, l’internazionalismo
Il 31 agosto 1939, a pochi giorni dall’invasione nazista della Polonia, ad attacco pianificato e con Adolf Hitler che aveva già firmato l’ordine di invasione, si verificò l’episodio che passerà alla storia come Incidente di Gleiwitz (oggi la cittadina si chiama Gliwice). L’accaduto fu un finto attacco messo in piedi dai nazisti al fine di costruire (letteralmente) un pretesto per giustificare l’attacco alla Polonia: a Gleiwitz, al confine con la Polonia, sono di stanza dodici uomini agli ordini dei servizi segreti tedeschi. Prendono gli ordini, dunque, direttamente da Heydrich, capo dei servizi, «poi giustiziato quattro anni più tardi dai partigiani cecoslovacchi a Praga» come ha ricordato Alessandro Barbero. Il commando possiede divise e documenti polacchi, pronti ad entrare in azione in qualsiasi momento arrivino gli ordini, cito nuovamente Alessandro Barbero nel corso della sua lectio al festival di Sarzana del 2014: «la mattina del 31 agosto Heydrich fa arrivare la parola d’ordine al commando ‘la nonna è morta’. Il commando entra in azione e attacca la stazione radio di Gleiwitz, spara e si impadronisce della radio da cui viene trasmesso un comunicato farneticante in polacco e se ne vanno lasciando un morto in divisa polacca». L’attacco polacco c’è stato, i nazisti sono stati aggrediti: l’invasione della Polonia, iniziata il 1 settembre, è più che giustificata e legittimata, c’è necessità di difendersi.
Così come tutte le questioni, nel corso della Storia, hanno bisogno di un pretesto per legittimare la propria azione, anche la vicenda di Cesare Battisti trasmette qualcosa, per coloro i quali hanno occhi e orecchie per andare oltre le righe della propaganda massmediatica salvinista, a cui la grande stampa presta il fianco facendogli da eco. Iniziare a limitare l’agibilità politica di chi fa riferimento a quanto sopra espresso (socialismo, comunismo, internazionalismo) non fa certo parte del famigerato Contratto di governo, tuttavia si presta bene a quello che sarà la narrazione salvinista post elezioni europee in cui (a meno di stravolgimenti) non ci saranno liste con falce e martello, la sinistra non eleggerà alcun deputato a Strasburgo e la Lega otterrà la maggioranza relativa di coloro che intenderanno recarsi alle urne, riproponendo lo scenario del 2014 in cui il Pd gridò entusiasticamente per un effimero 40% che fece girare la testa all’allora Primo Ministro Matteo Renzi. Tornando a noi, è giusto, nell’ottica leghista, iniziare una narrazione/propaganda che è stata abbracciata da svariati paesi dell’est europa (Ucraina e Polonia fra tutti), andando di pari passo con la rimozione dei segni più visibili (statue e monumenti in generale) dell’epoca sovietica.
Non da ultimo, l’uso politico e social della spettacolarizzazione della cattura del personaggio: si può rivivere passo dopo passo, la giornata del 14 gennaio, dal profilo Facebook del Ministro Bonafede. Un pasto stucchevole per chiunque a cui gli italiani sembrano essersi così tanto assuefatti da non percepire la gravità delle immagini girate e pubblicate con estrema disinvoltura o, per dirla con le parole dell’Unione delle camere penali: «Quanto accaduto ieri [14/1/2019] in occasione dell’arrivo a Ciampino del detenuto Battisti è una pagina tra le più vergognose e grottesche della nostra storia repubblicana». Questa che sta attraversando l’Italia, dunque, è solo la prima fase di un nuovo, lungo e tortuoso cammino in cui si lavorerà per far sì che i contorni dei crimini del passato (Stazione di Bologna in primis) verranno sempre di più letti attraverso lenti dalla gradazione sbagliata e fatte indossare a un popolo sempre più miope a cui manca capacità di discernimento, educazione, adeguata scolarizzazione e memoria storica.




