
Se siete assidui dell’ascolto di Radio Radicale tanto quanto il sottoscritto, forse avete qualche problema. Scherzi a parte: se avete ascoltato l’emittente della Lista Pannella a cadenza (più o meno) regolare negli ultimi dieci anni vi sarete accorti che ultimamente manca una voce.
Non sto parlando di giornalisti o di rubriche ma dei Requiem, tristemente assenti nello spazio di passaggio della programmazione (o talmente ridotti da essere irrintracciabili).
Tra le varie particolarità e unicità di Radio Radicale c’era (purtroppo all’imperfetto) l’utilizzo di specifici intermezzi musicali tra una trasmissione e l’altra: veniva diffusa solo musica da requiem.
Nell’ultimo decennio in particolare, il 90% dello spazio radiofonico colmato dalla musica dell’emittente era tratto dal Requiem in re minore K626 di Wolfgang Amadeus Mozart del Maestro Heribert Ritter Von Karajan.
La scelta di diffondere solo i Requiem fu una precisa scelta politica assunta negli anni ’80: denunciare i morti per fame nel mondo. «Nel 1982 Radio Radicale, nel corso della iniziativa politica contro i milioni di morti per la fame nel mondo, abolisce qualsiasi intermezzo musicale che non sia un requiem», si legge ora sul sito dell’emittente radiofonica. Un’iniziativa già assunta due anni prima dal Partito Radicale nell’ambito del XXIII Congresso: da quel momento in poi il simbolo del partito sarebbe stato listato a lutto con una banda nera trasversale.

Ancora dal sito di Radio Radicale, riprendendo il testo della mozione generale dell’assise congressuale: «D’ora in poi fino alla sconfitta della politica di sterminio per fame e per guerra, a testimonianza di pietà, di umana consapevolezza e civile dignità, l’emblema del partito venga corretto in modo da risultare “abbrunato” in segno di lutto, onde contrapporlo al rifiuto decretato dal potere dei partiti e della repubblica, a ogni suo livello, di almeno onorare con un qualsiasi segno ufficiale l’immensa parte dell’umanità in questi anni, in questi mesi, sterminata». La campagna, per la verità, ebbe inizio già «alla fine del 1978» quella «contro lo sterminio per fame nel mondo», come ha ricordato quel fuoriclasse della semiotica politica di Gabriele Maestri (precisamente in questo articolo) citando il libro di Gianfranco Spadaccia pubblicato dall’editore Sellerio.
In tal senso doveva aver fatto scalpore – ma quello era il bello e la peculiarità del Pannella d’antan – il corteo che denunciava lo sterminio per fame nel mondo tenutosi la domenica di Pasqua del 1980, per cui il «Corriere della Sera» concesse uno strillo in prima pagina.

Il corteo terminava esattamente in Piazza San Pietro durante le celebrazioni della Pasqua tra la folla «di giovani di Comunione e Liberazione e dell’Opus Dei».
Ma quel Pr non esiste più e anche quella Radio è andata modificandosi sempre di più, fino quasi a perdere la sua natura militante, stando a quanto dichiarato da Enrico Rufi al «Dolomiti» in un Sommergespräch dello scorso anno, la storica voce della Rassegna delle prime pagine della mezzanotte.
La campagna, insomma, durava da decenni ed era riuscita a superare ogni trasformazione politica, qualsiasi avversità economica, tutti i dissidi e i dissapori della diaspora radicale a seguito della endemica litigiosità dell’area, della scomparsa di Pannella e della moltiplicazione dei soggetti afferenti a quella storia politica. Una campagna che rappresentava tecnicamente uno dei tratti peculiari e distintivi dell’unica radio-senza-musica. Eppure da mesi nessun Requiem viene più mandato in onda, segnando una brusca cesura col passato.
Sarebbe stato utile, invece, tornare a ribadire l’utilità del Requiem contro lo sterminio per fame nel mondo in un contesto di proliferazione bellica e odio razziale. Le guerre aumentano e si nascondono agli occhi di grandi e piccoli media: per l’occidente diventano conflitti locali che devono essere trattati semel in anno ma che producono distruzione, fame e morte allo stesso modo di quelli che finiscono sulle prime pagine di quotidiani e settimanali.
Sarebbe stato utile che il Requiem di Mozart venisse diffuso per denunciare la situazione tragica che sta vivendo il conflitto israelo-palestinese. Ma questo Radio Radicale non lo farà anche e soprattutto in forza dei collegamenti quotidiani con Fiamma Nirenstein, dunque dato il supporto totale allo Stato confessionale d’Israele (tralasciando le accuse di antisemitismo a destra e a manca [clicca per ascoltare l’audio]), dai cui collegamenti emerge uno Stato sionista che si preoccuperebbe e tutelerebbe la vita degli abitanti della Striscia di Gaza. Non lo farà nemmeno il Prntt (Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito) in forza del supporto critico ad Israele (considerata ancora «l’unica democrazia del medio oriente» quando con tutta evidenza non ha le caratteristiche dello stato liberale occidentale, pur riferimento del mondo radical-liberale [per approfondire vedere qui: https://www.atlanteditoriale.com/lannus-horribilis-della-democrazia-israeliana/ – a tal proposito da 50:00 la trasmissione settimanale con il segretario nazionale del Prntt https://www.radioradicale.it/scheda/766243/conversazione-settimanale-con-maurizio-turco-segretario-del-partito-radicale).
Chissà che storia diversa avremmo raccontato se la diffusione del Requiem fosse proseguita in un contesto di crescente recrudescenza bellica, anche e soprattutto considerando il conflitto israelo-palestinese condannando chi affama razionando le calorie a disposizione per la popolazione nella Striscia di Gaza diminuendole di anno in anno, avvelenando le falde acquifere palestinesi (perché anche assetare è un crimine).
Sarebbe stata un’azione controcorrente, forse puramente pannelliana, che però non avrà mai avuto luogo in una radio dell’establishment com’è diventata ora Radio Radicale.
