«Nun me po’ nterogà domani?»


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Dice: «Quindi oggi non me ‘nteroga? »
Dico: «Caro *** devo già interrogare cinque persone che il penultimo giorno di scuola si sono rese conto di essere insufficienti: non c’è troppo tempo, non credi?»
Dice: «C’è sempre domani»
Dico: «I voti però li devo inserire oggi» 
Dice: «Quindi lei domani nun lavora?»
Dico: «Certo che lavoro e tu domani verrai a scuola»
Dice: «Eh ma se nun me nterroga che ce vengo a fa»
Dico: «Perché comunque conta come assenza»
Dice: «Quindi lei lavora sempre tranne l’ultimo giorno de scola?»
Dico: «Io lavoro sempre, o ti è risultato diversamente? A me pare che so più le volte che non sei venuto a scuola de quelle quando c’eri. Come la mettemo?»
Dice: «Vabbè ma quindi se io me voglio fa interroga domani? L’altri prof ce nterogano»
Dico: «Okay: domani è l’ultimo giorno, però, caro ***»
Dice: «Vabbè io comunque oggi me giustifico»

Ma non se po’ arrotondà? – Discorsi da bar

Dice: «Quindi professò possiamo sta tranquilli st’estate?»
Dico: «Eh vediamo»
Dice: «In che senso scusi? Non è 5 e qualcosa di media?»
Dico: «Eh tocca vedè quant’è sto “e qualcosa”»
Dice: «Eh tipo cinquevirgolaventi»
Dico: «Io qua leggo cinquevirgolazeroquattro».
Dice: «Vabbè»
Dico: «È cinque»
Dice: «Ma non se po’ arrotondà, professò?»
Dico: «Ma certo, possiamo fa cinquevirgolazerocinque»
Dice: «Ma che vordì?»
Dico: «Eh, vordì che c’ha 5.»
Dice: «Ma io avevo capito che i professori potevano arotondà n po’»
Dico: «Eh, sì, ma no i miracoli»
Dice: «Quindi sta a mette r debito?»
Dico: «Quindi io sto lasciando 5 per il consiglio finale, poi si vedrà»
Dice: «Quindi nii posso fa i bijetti pe l’aereo pe tutti e quattro?»
Dico: «Io aspetterei»
Dice: «Ma non se po’ proprio arrotondà, eh?»
Dico: «E certo, l’avemo già fatto: cinquevirgolazerocinque, o no?»

La parte giusta della storia, “no professò?” – Discorsi da bar

I colloqui pomeridiani. I colloqui pomeridiani rappresentano un affresco enorme sulle famiglie, sulle abitudini dei genitori e dei ragazzi. Puoi ca(r)pire di tutto anche solo in 5 minuti di colloquio: da come si vestono i genitori, se dei due ne arriva solo uno o una, se hanno curato i dettagli esteriori per l’incontro verbale – ancorché fugace – con te: ci sono una miriade di dettagli da notare. Per la prima volta dall’altra parte della barricata, vedo i volti degli alunni e delle alunne nei tratti somatici dei genitori e viceversa: era come se ci fossimo già incontrati.
Anche i dialoghi, spesso, sembra di averli già sentiti, come quel genitore che – ad un certo punto -vorrebbe dibattere con te riguardo la natura dell’insegnamento della storia, sottintendendo che lui una parte l’ha presa. Che però è quella sbagliata della storia, anche se lui ritiene sia giusta proprio perché osteggiata. Però senza esplicitazioni: sorrisi sornioni e sguardi condiscono il tutto.
Menomale che mi ero appena tolto la kefiah dal collo…

Dice: «O sSudio daa sSoria è quello, poi, no professò? * Che poi a sSoria a fanno sempr’ivincitori, no professò?»
Dico: «Cioè?»
Dice: «Eh, ch’aa scrivono quelli che vincono, no professò?»
Dico: «Ma non è sempre detto, eh» [provo a prendere le verifiche fra le mani così da mostrare la mia volontà di deviare il dibattito]
Dice: «E come no, no professò?»
Dico: «Eh, ma mica è sempre detto»
Dice: «Eh ma ce sSanno certe epoche sSoriche che a fanno chi vincono eh, no professò?»
Dico: «Eh, oddio, secondo me no»
Dice: «Vabbè, ma è che n certe fasi n se capisce nemmeno, eh, no professò?»
Dico: «Vabbè, comunque, per tornare a parlà dei voti di suo figlio…»
Dice: «Eh ma pure qua, io sarei p’abbolilli sti voti, metterei i ggiudizZi, no professò?»
Dico: «E qui apriremmo un dibattito infinito»
Dice: «Tipo: n’America mettono i voti A, B, C, D etc, no professò?»
Dico: «Che nfatti è sbagliato»

Pietrificato dalla mia contrarietà nei confronti della pedagogia statunitense, strabuzza un po’ gli occhi e non parla più. Forse sono stato troppo duro…

* qui, l’interlocutore fa compiere un ampio gesto alle braccia e alle mani. I palmi li rivolge verso l’alto e, da che prima erano allontanati all’altezza delle spalle, ora sono congiunti come quando ti facevano recitare il Padre nostro alla recita di Natale. Se non ve l’hanno fatto fare, evidentemente non avevate Suor Monica come preside inossidabile del vostro I.C.

Devono annà là [o anche «protestassero a casa loro»] – Discorsi da bar

Dice: «A me queste che protestano dall’Italia mica me convincono tanto, eh»
Dico: «Non ho capito»
Dice: «Scusa, eh: sei iraniana?»
Dico: «Eh»
Dice: «Se sei iraniana vordì che devi annà a protestà ar paese tuo, mica qua»
Dico: «Ma magari sarà nata qua»
Dice: «Eh ma se rivendichi l’origine iraniana, vai a protestà là»
Dico: «Sì, ma se starà qua ce sta n motivo, no?»
Dice: «E quale sarebbe?»
Dico: «Magari – faccio un esempio, eh – c’avrà provvedimenti pendenti perché ha già protestato ar paese suo, o se n’è dovuta andà proprio perché – faccio un altro esempio – partecipava a organizzazioni che non so ammesse ar paese suo. Le variabili so tante, eh»
Dice: «E so tutte sbajate»
Dico: «Eh?»
Dice: «N’è che so tutti rifugiati quelli che stanno qua, eh. Allora mo so tutti rifugiati!»
Dico: «Ma l’Iran c’ha avuto na storia particolare: so tanti quelli che se ne so andati per motivi» politici nel corso dell’anni, quindi come fai a dì che devono tornà là e manifestà là, è n discorso che c’ha poco senso»
Dice: «E ‘nvece ce n’ha ‘n sacco de senso, scusame, eh»
Dico: «Quindi, famme capì, se io volessi annà a manifesta pe dì “cessate il fuoco” nel conflitto russo-ucraino dovrei andà sulla linea del fronte a manifestà?»
Dice: «Sur fronte magari no, però o ‘n Russia o n’Ucraina: se lo fai da qua è troppo facile: so tutti boni a protesta da qua»
Dico: «Ma che stai a dì? Quindi uno che non vole la guerra in Afghanistan deve annà a Baghdad a protestà?»
Dice: «Eh»

Tra 26 e 65 anni se po’ pure morì (di lavoro e di burocrazia, s’intende)

Stazione Anagnina. Esterno sera. Reputo le 16:00 un buon momento (in realtà era l’unico possibile) per andare a presentare la documentazione per la richiesta d’abbonamento annuale agevolato di Atac. Pare che c’è pure il bonus governativo. Facciamo ‘sto tentativo.

Il lungo serpente che si mostra ai miei occhi è lunghissimo: le persone in coda arrivano fin quasi all’ingresso del parcheggio multipiano (i romani hanno colto il riferimento). Ci sono, tuttavia, due persone che, in piedi, assistono le anime perse in cerca di risposte. Stanno tutti col foglio del bonus governativo in mano.
Per capirci: il bonus eroga fino a un massimo di 60€, l’abbonamento annuale costa 250€. 

Dico: «Scusi, avrei bisogno di sapere se posso rientrare nel regime agevolato per gli abbonamenti»
Dice: «Ce l’hai l’Isee?»
*mostro il documento*
Dice: «Quant’anni c’hai?»
Dico: «Trenta»
Dice: «Eeeeh allora niente.»
Dico: «In che senso?»
Dice: «L’aggggevolazione se po’ fa solo se sei sSudente fino ai 26 anni, co quella cifra de Isee.»
Dico: «Ma io ce n’ho 30»
Dice: «Eeeeh non se po’ fa. Però ce sSanno altre aggggevolazioni»
Dico: «Tipo?»
Dice: «Over 65»
Dico: «Eh ma io c’ho trent’anni»
Dice: «Ma perché lo stai a fa co Atac?»
Dico: «Abito a Roma: ho bisogno dell’abbonamento dei mezzi di Roma. Perché?»
Dice: «Perché si tu o fai su r sito d’a regione Lazio poi chiede l’aggggevolazione »
Dico: «Quindi non devo chiedere ad Atac un agevolazione per gli abbonamenti di Atac ma devo inoltrarte la domanda alla Regione?»
Dice: «Seh.»
Dico: «E invece per il bonus governativo?»
Dice: «Quello è pe’ quello [l’abbonamento] mensile»
Dico: «Ma non è da 60€?»
Dice: «Eh»
Dico: «E l’abbonamento mensile ne costa meno»
Dice: «Eh boh»
Dico: «Eh *annuisco in segno di okay, vabbè, e mo che devo fa? come pago? ndo vado? me devo fa davero tutta sta fila?
Dice: «Eh?»
Dico: «No, dicevo: poi il pagamento come avviene? Devo tornare qui? Posso utilizzare lo Spid o mandare una posta certificata, mi dica lei
Dice: «Eh prima te loggi co er Spid sur sito d’a Regione, poi devi annà ar municipio a fatta convalidà er vàusce che te manda»
Dico: «Ma se me loggo co lo Spid c’ha poco senso che vada de persona ar municipio
Dice: «Eeeeh»

«La Metro C? L’ha fatta Mussolini!»

Dice: «Ao ma guarda che questa qua, sta metro, l’ha fatta Mussolini, eh»
Dico: “Se, ‘a metro c?»
Dice: «Avoja, stava già n preparazione quando c’era Mussolini!»
Dico: «Ma dimme te»
Dice: «E te sto a di»
Dico: «Io mica o sapevo. Certo che QVANNO CIERA LVI»
Dice: «Eeeeeh! Ma calcola che questa era quella che annava a Fiuggi»
Dico: «Aspe ma quello n’era er trenino?»
Dice: «Eh o so ma questa che è? A stessa cosa, no! L’hanno torta da sopra e l’hanno ficcata sotto»
Dico: «E l’aveva fatta Mussolini»
Dice: «E certo, l’infrastruttura quella era e questa è rimasta»
Dico: «Lineare, proprio»

«Ma perché, è no stato ‘a Corea?»

Dice: «Ma che me stai a dì?»

E dice: «Te giuro, mica sto a cazzarà»

Dice: «Ma che me rappresenta?»

E dice: «Ao, e mica te sto a dì na cazzata: esiste»

Dice: «Com’è che se chiama?»

E dice: «Corea, zì: Corea. N’hai m’hai sentito n cazzo de telegiornale?»
Dice: «Ma sì, te pare, me dev’esse sfuggito. Corea… Te giuro n me dice gnente, Ma ndo sta?»

E dice: «Che?»

Dice: «Sta Corea, ndo sta?»

E dice: «Tra a Cina e ‘r Giappone, se stanno sempre a pijà a pizze»

Dice: «Cor Giappone?»

E dice: «Ma no! Co la Cina»

Dice: «Ma pensa te»

E dice: «E te sto a dì»

Dice: «Ma da quant’è che se stanno a pijà a pizze? Ma dici che se stanno a sparà?»

E dice: «No è che ogni tanto ce sta er ciccione, coreano, che butta n missile e allora la Cina je risponne ma so scaramucce, n’è che se mettono a pijasse a pistolettate sur serio»

Dice: «Ma dimme te. Ao te giuro n sapevo gnente»

E dice: «Eh perché nu ssudi. Tipo, de Honk Hong che stanno a baccajà e fa macello pe strada o sapevi?»
Dice: «Sta sempre la vicino»

E dice: «Eeeeh più o meno»

 

Il seguente discorso, di natura evidentemente geopolitica, è stato udito da chi scrive e chi cura il blog in un bar di Torre Maura il 13/06/2019 ed è stato riportato nella sua interezza.

L’unico politico vero è Renzi – Discorsi da bar

Dice: «Io a sentì Sarvini, te giuro, me sento male»

Dico: «A chi o dici..»

Dice: «Che poi ce sta na pochezza, vojo dì, manco a dì che dice cose sensate, no? Sai, dicesse cose che uno je po’ dì ao hai detto na stronzata je se ribatterebbe, invece è popo stupido»

Dico: «E che ce devi fa, l’hanno votato..»

Dice: «Eh o so, però pure coso, mo ce se mette pure Vertroni. Me sembra fori tempo, n so se me spiego. Ce sta l’unico politico che doveva andà avanti e l’hanno cassato, mo zitti tutti»

Dico: «Eh?»

Dice: «L’unico politico che ce sta mo è Renzi, mettila come te pare»

Dico: «Oddio…»

Dice: «Beh ao i dati parlano chiaro: i precari l’ha stabilizzati, i concorsi ce stanno, fa n po’ te»

Dico: «Zì, non te vorei delude ma non è proprio così»

Dice: «Ao io guardo l’Istat, si tu c’hai artri parametri dimmelo che ne parlamo»

Dico: «Senti, io c’ho categorie politiche molto infime da poté affibbià a Renzi, però si te le dico te ncazzi»

Dice: «E perché sei ideologico, guardi le cose co r fumo all’occhi»

Dico: «Ma sarà pure, però non me sembra che sia stato sto granché. A me me sembra che sia stato n’imbecille»

Dice: «Guarda che Renzi ha fatto più cose in mille giorni che l’altri in dumijardi»

Dico: «Vabbè ma che c’entra, pure io si faccio dumila chilometri ar giorno so dì de poté guidà ma mica so n pilota. Se faccio na gara co Schumacher sempre na pippa rimango, n so se me spiego»
Dice: «È là che sbaji, perché c’hai ‘a bava alla bocca: devi esse meno ideologico e più ideale»
Dico: «Ma io so tanto ideologico quanto ideale è pe questo che Renzi me sta sui cojoni»

Dice: «Eh ma perché c’hai 26 anni, se ce n’avessi na sessantina apprezzeresti quello che ha fatto»
Dico: «Lo apprezzo talmente tanto che ho votato tutt’altro»

Dice: «È popo pe’ quelli come te che perdemo: te disperdi i voti»

Dico: «Aridaje.. Non se finisce più..»

Berlusconi ha creato agiatezza (e Mussolini ha bonificato Borgata Finocchio) – Discorsi da bar

Dice: «Io o so che te voti cinque stelle, è pure comprensibile, eh, però non te devi mai dimenticà che Berlusconi ha creato agiatezza»

Dico: «Agiatezza?»

Dice: «Agiatezza, agiatezza. Ogni tre anni te faceva n condono, c’avevi l’assegni familiari, te nasceva n fijo te davano i soldi a pioggia»

Dico: «Non me pare che fosse andata così, però, eh»

Dice: «Ma perché te hai vissuto la parte finale del berlusconismo. Berlusconi ha creato benessere pure nelle borgate su a casilina»
Dico: «Te sei sicuro eh?»

Dice: «Ao ma te pare normale che uno co n’azienda c’ha Equitalia che te punta i mitra su a schiena»
Dico: «Che c’entra però co “l’agiatezza berlusconiana”?»

Dice: «C’entra, c’entra. Ao io annavo n banca regalavo cinque mijoni ar direttore e me faceva er mutuo. Ma che è sta stronzata d’a busta paga?»

Dico: «Eh….»

Dice: «E’ che te, too ripeto, hai vissuto la parte finale de sta roba. Che poi è caduto pe’ n vizio suo personale, ma io so sicuro che se te metto n microfono h24 e lo do alla ragazza tua lei te molla perché scopre cose che de te nun sa»

Dico: «Mah, secondo me se romperebbe solo er cazzo a sentì quello che dico co altra gente. So n tipo noioso. E comunque non è che Berlusconi è caduto pe’ i vizi sua, ma lasciamo perde.»

Dice: «Eh vabbè, però, intanto er Pd c’ha rovinato…»

Dico: «…con cui ha governato Berlusconi»

Dice: «Ma n ce provà, dai, quelli so tutti comunisti»

Dico: «Eh?»

Dice: «Er Pd»

Dico: «Mbè?»

Dice: «So comunisti»

Dico: «Guarda avrò visto pure l’ultima parte de st’agiatezza e non posso comprende i discorsi che fai (dimo così) ma hai detto na stronzata»

Dice: «E allora che so?»

Dico: «Di certo non comunisti»

Dice: «Ma dai, so tutti quelli, non so mai cambiati»

Dico: «Renzi quindi è comunista?»

Dice: «So sempre i stessi, fidete»

Dico: «Eh sì, eh. So popo uguali.»

Dice: «Cambia prospettiva, comunque, too dice uno che c’ha l’anni che c’ha: te studi, studi, studi, ma i libri li scrivono ggente de sinistra. L’editori so de sinistra, è normale che te raccontano ‘e favole»

Dico: «Eh?»

Dice: «Ao, qua non pe’ di gnente ma Mussolini qua ha bonificato tutto»

Dico: Ah, pure borgata Finocchio?! Ammazza n portento sto Mussolini!»

Dice: «Ma se te te leggi quee favole è normale che credi alle cazzate no?»

Dico: «Io credo alle cazzate, eh?»

Dice: «Ao: la bonifica pontina ha dato lavoro a 3/4 de poveracci sparsi pe l’Italia…»

Dico: «…deportati dar Veneto, a pijasse a malaria, prigionieri politici, come no! L’agiatezza ao…»

Vabbè ma a te piace fa sta roba, no? – Discorsi da bar

 Dice: «Senti c’ho bisogno de ne mano, ce l’hai du minuti?»

Dico: «Dimme»
Dice: «Ho aperto da poco n profilo de facebook pe’ lo studio de commercialista mio, però le persone che ce vanno e vedono quello che scrivo me dicono che n ce possono mette er mipiace, che devo fa?»
Dico: «Ma in realtà n’è successo niente de che: hai solo sbajato a fa n profilo ma dovevi creà na pagina. Tutto qua.»
Dice: «E che differenza c’è?»
Dico: «Col profilo è come se fossi na persona n carne e ossa: c’hai pure messo er nome e er cognome: Studio commerciale via.. come nome e Dottor.. come cognome»
Dice: «Aspè non t’ho capito»
Dico: «Quando te sei collegato su Facebook, no?»
Dice: «Eh»
Dico: «C’era scritto da registratte, no?»
Dice: «Eh, però a me sto fatto della pagina non me l’ha chiesto»
Dico: «E mica è na persona, je lo devi dì te de creà na pagina»
Dice: «Aaah, quindi je lo dovevo dì io»
Dico: «Eh sì»
Dice: «Aaah. Ma moo faresti te? Cioè me faresti na pagina? Che io c’ho tanti de quii cazzi che, come diceva Mandrake “Manco te che sei der mestiere l’hai visti così tanti“»
Dico: «Vabbè»
Dice: «Che tanto a te te fa curriculum sta roba, no?»
Dico: «Non ho afferrato»
Dice: «Eh, ao, io c’ho no studio conosciuto n tutta Roma, se vai a dì n giro che hai fatto a pagina facebook mia, te s’aprono porte inaspettate»
Dico: «Immagino.»
Dice: «Dai, quanto ce metti a fa na pagina, te? Cinque minuti, dai, o so, ce metti cinque minuti»
Dico: «Sì, ma c’ho purealtre cose da fa»
Dice: «Ma io te sto a fa n favore: te sto a dà la possibilità de fatte le ossa e de ‘mpratichitte ‘n po’. A te te piace fa sta roba no?»
Dico: «Eh.»
Dice: «E allora? Dai chiamame quando hai fatto»